25 aprile. Mattarella e Draghi al Vittoriano. La Liberazione ai tempi del Covid. Mattarella "Non dimenticare da dove viene la nostra libertà"

di redazione 25/04/2021 CULTURA E SOCIETÀ
img

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio all'Altare della Patria, nella cerimonia per il 25 aprile. Presenti anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il presidente della Camera Roberto Fico, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Dopo l'esecuzione dell'inno nazionale, Mattarella ha deposto una corona al sacello del milite ignoto.

Al termine dell'esecuzione del Silenzio, il consueto passaggio delle frecce tricolore nel cielo di Roma. Mattarella, dopo aver salutato le alte cariche dello Stato, ha lasciato piazza Venezia. Alle 12 la cerimonia al Quirinale per la giornata del 25 aprile, simbolo della democrazia, che quest'anno precede anche la ripresa dell'Italia dalla lotta al Coronavirus. Indelebili invece le immagini dello scorso anno, quando, in pieno lockdown, il capo dello Stato rese omaggio al Milite ignoto da solo. Fuori programma inedito del Presidente della Repubblica. Dopo l'omaggio all'Altare della Patria, il Capo dello Stato si è infatti recato nel popolare quartiere romano del Quadraro, in piazza dei Tribuni, dove si svolse una delle pagine più tristi e tragiche e poco ricordate della storia della Liberazione. Qui ha deposto una corona di alloro davanti al monumento che ricorda il rastrellamento e la deportazione di molti abitanti del quartiere.  Il 17 aprile 2004, il Municipio X di Roma, nel cui territorio ricade il Quadraro, è stato insignito della Medaglia d'Oro al Valor Civile. Centro dei più attivi e organizzati dell'antifascismo, il quartiere Quadraro fu teatro del più feroce rastrellamento da parte delle truppe naziste. L'operazione, scattata all'alba del 17 aprile 1944 e diretta personalmente dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini, tra i 18 e i 60 anni, costretti a lavorare nelle fabbriche in condizioni disumane. Molti di essi vennero uccisi nei campi di sterminio, altri, fuggiti per unirsi alle formazioni partigiane, caddero in combattimento.

Draghi al Museo storico della Liberazione.

In occasione della Festa del 25 aprile, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è al Museo storico della Liberazione di via Tasso. Insieme al ministro della Cultura, Dario Franceschini, e accompagnato dal presidente del Museo, Antonio Parisella, il premier visiterà i tre piani dell'edificio. In particolare vedrà la sede del Servizio e della Polizia di sicurezza tedeschi; la cella dove furono tenuti prigionieri Giuliano Vassalli e il tenente Arrigo Paladini e dove si trovano le testimonianze documentali dei prigionieri detenuti a via Tasso e uccisi alle Fosse Ardeatine e a Forte Bravetta e quelle del carcere di via Tasso. Al termine della visita Draghi ascolterà la testimonianza di Modestino De Angelis, figlio di Gerardo De Angelis imprigionato a via Tasso e poi ucciso alle Fosse Ardeatine. Quindi terrà un intervento e, prima di lasciare il Museo, firmerà il libro d'Onore. 

FESTA DI LIBERAZIONE IN TEMPI COVID

Anche quest'anno, per la seconda volta, le celebrazioni per la Festa della Liberazione saranno inevitabilmente condizionate dalla pandemia. L'Anpi ha organizzato due iniziative nazionali nel "pieno rispetto delle norme anti-Covid". L'associazione invita "le cittadine e i cittadini a deporre un fiore, alle ore 16, sotto le targhe delle vie e delle piazze dedicate ad antifasciste/i e partigiane/i".
    Si raccomanda che non ci siano più di due le persone a compiere il gesto simbolico, possibilmente un giovane e un adulto. "In questo modo il 25 aprile il Paese si ritroverà riunito intorno a quella straordinaria stagione di lotta per la libertà e la democrazia" sottolinea l'Anpi spiegando: "Un fiore che diverrà una luce accesa sul sacrificio di tante donne e uomini da cui sono nate la Repubblica e la Costituzione".
    Accanto alle "Strade di liberazione" ci sarà una "Staffetta" in streaming sulla pagina Facebook dell'Associazione a partire dalle 10.15 con tanti ospiti tra cui Gianfranco Pagliarulo, Dacia Maraini, Giuliano Montaldo, Eugenio Finardi, Laura Gnocchi, Gad Lerner, Francesco Filippi, Chiara Colombini, Marta Cuscunà.
    Anche a Casa Cervi, uno dei luoghi dal più alto valore simbolico della Resistenza Italiana, nella pianura reggiana, a Gattatico, ci sarà una lunga diretta streaming dalle 11 alle 19. Fra gli ospiti il presidente del Consiglio Mario Draghi che invierà un videomessaggio. La casa dove abitavano i sette fratelli partigiani uccisi dai nazifascisti nel 1943 è diventata un centro di documentazione e il 25 aprile è meta di moltissime persone. Come avvenne l'anno scorso, tuttavia, l'iniziativa si trasferisce totalmente sul web. Fra gli ospiti già annunciati ci sono don Luigi Ciotti, Vauro, Diego Bianchi, la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Elly Schlein.
    Accanto alle celebrazioni istituzionali, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si recherà prima all'altare della patria e il presidente del consiglio Mario Draghi andrà al Museo della Liberazione di via Tasso a Roma, ci saranno comunque alcuni presidi. A Milano alle 15 è stato promosso dal Comitato Permanente Antifascista un presidio in piazza Castello mentre il Museo Nazionale della Resistenza apre online.
    La vigilia è stata anche segnata da episodi matrice neofascista: svastiche e croci celtiche sono apparse sui muri di Marsala, nell'avellinese è apparsa la scritta Dux su un murales dedicato alla senatrice a vita ed ex deportata Liliana Segre mentre a Genova su alcune bandiere dell'Anpi sono state vergate delle svasiche.

LE STORIE DELLA LIBERAZIONE

Sabotaggi, azioni armate, volantinaggio, intuizioni geniali, atti di estremo coraggio. Così, senza risparmiarsi, le donne di Genova hanno combattuto nella Resistenza, creando persino una Brigata tutta femminile che prese il nome di una di loro, "Alice Noli" che, come massimo tributo, nell'agosto del 1944 morì per permettere al cammino verso la Liberazione di proseguire.

 

"Senza di loro, senza queste donne, forse a Genova non sarebbe andata come tutti conosciamo", ovvero con una resa da parte dei nazisti siglata il 25 aprile del 1945 a villa Migone dal comandante in capo delle truppe tedesche in Liguria, il generale Gunther Meinhold, e il CNL, e con una medaglia d'oro alla città per la Resistenza. A dirlo all'AGI è Massimo Bisca, presidente provinciale dell'Anpi di Genova che ha impiegato molti anni a ricostruire il contributo delle donne negli anni della Seconda Guerra Mondiale, attraverso documenti, testimonianze e reperti.

In Italia, secondo i dati raccolti dall'Anpi, le partigiane combattenti furono 35 mila, e 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della Donna; 4653 di loro furono arrestate e torturate, oltre 2750 vennero deportate in Germania, 2812 fucilate o impiccate, 1070 caddero in combattimento, 19 vennero, nel dopoguerra, decorate di Medaglia d'oro al valor militare.

Di queste, circa 700, sono liguri, 180 quelle che hanno composto la Brigata "Alice Noli", almeno 60 con incarichi di direzione militare. Tamara, Carla, Nonnina, Fioretto, Elsa, Valeria e tante altre "hanno garantito capillarità, diffusione, ramificazione della lotta - dice Bisca - Negli scioperi delle fabbriche, ad esempio, gli uomini incrociavano le braccia davanti alle macchine, ma erano le donne a fermare tutto, staccando le spine.

C'erano quelle che si inventavano i modi per far piovere in fabbrica i volantini, senza essere beccate". O chi, come Nina Bardelle, ex operaia all'Ansaldo ancora in vita, aveva il compito di lavare i pavimenti: in realtà buttava l'acqua sporca tra le assi dello stabilimento, sapendo che lì sotto erano stipati i bossoli da collaudare. Così facendo li rovinava e rallentava il lavoro.

Ma non è stato facile ritrovarle, conoscere le loro storie, ricostruirne le imprese: "Ci sono quelle che a fine guerra si sono fatte marcare e le hanno riconosciute" come partigiane, "ma molte altre no" dice Bisca. "Una come la dottoressa Albertina Maranzana, ad esempio, la prima a laurearsi in Medicina a Genova, non andò a marcarsi, eppure aiutò dei partigiani feriti in ospedale a scappare dai nazifascisti che aspettavano solo che si riprendessero per arrestarli e torturarli".

Oppure c'era "la Vanda" di Sarzana, ricordata da un murales alla scuola Alighieri del comune spezzino: "Lei era una staffetta, una che ha sparato e ha fatto di tutto di più - ricorda Bisca - Ma finita la guerra, non poteva andare nemmeno alle riunioni di partito perché il marito non la lasciava andare. Ci andava lui al posto suo".


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali